apriamo alle 21.00🍺
cominciamo a suonare dalle 23.00🎸
ingresso 6 euro
post live 8 euro con drink 🍹
Sandro Joyeux viene da Parigi. Mamma francese e papà italiano. Sandro è un ragazzo semplice, un musicista vero, uno di quelli che amano condividere tutto con il proprio pubblico, senza veli o misticismi. La sua musica affonda le proprie radici nel calore delle terre del sud, i suoi sogni appartengono alla strada, alla gente comune, ma soprattutto a mamma Africa.
Fin da ragazzo, Joyeux riesce spostarsi agilmente da un luogo all’altro, alternando dapprima Firenze e Parigi (con viaggi attuati rigorosamente in autostop) poi il Marocco (dopo aver esaurito in Francia l’esperienza con il suo primo gruppo reggae, i King’s Roots), dove apprende l’arabo e conosce la musica di Boubacar “Kar Kar” Traore, di cui riesce a suonare tutti i pezzi praticamente ad orecchio.
Sandro suona ovunque: nei manicomi, nelle carceri, nei centri d’accoglienza. Fonda poi a Lille i 100Dromadaires. Ma il richiamo del continente nero è troppo forte. Vola dunque verso il Mali, terra di sogni infranti e tradizioni millenarie, interminabili conflitti e straordinari valori umani. Obiettivo Mandingue. Joyeux parte con la sua chitarra, alla ricerca di un universo sonoro a sé stante, lontano dai radar indipendenti transalpini e dalle mode, lontano da tutto e da tutti, in una sorta di Parigi-Dakar interiore. Di lì a poco seguono più di 300 concerti in giro per la Francia. Ritorna poi in Italia fortificando così la sua arte migratoria, confrontandosi giorno dopo giorno con diversi musicisti, tra cui Baba Sissoko, Daniele Sepe, Madya Diebate e la cantante Ilaria Graziano, i quali ne riconoscono fin dal primo momento l’immenso potenziale.
Dunque, “Sandro Joyeux” è a pieno titolo un omaggio all’Africa. In esso la migrazione è intesa come forza interiore. Sviluppo e trasformazione. Arricchimento della mente e dell’anima. Le sue canzoni narrano di territori disagiati, ponendosi in piĂą di un’occasione inquietanti interrogativi (”Ma quando impareremo che il nome di Dio cambia a seconda del paese?” tradotto da “Voleurs De Vie”), e riscoprono il fascino dell’essenzialitĂ ritmica africana con goliardica irriverenza (“Sur Les Rives”). Prendono il sopravvento fantastiche riletture, vedi l’ivoriana “Premier Gaou”, o improvvise incursioni nell’universo sonoro maliano, con ospiti di grande spessore, su tutti Madya Diebate alla kora nell’esotica “KĂ©mĂ© Bourama”. Ma il vertice di tale magistrale reinterpretazione risiede tutto nella commovente “Mariama”, indimenticabile perla del grande TraorĂ©.
Chi “soffre” del proverbiale mal d’Africa ritroverà in questo disco tante momentanee vie di fuga sonore capaci di colmare (seppur parzialmente) quel vuoto incolmabile formatosi al ritorno in patria. Qualcosa di estremamente viscerale e difficile da poter spiegare con la sola forza delle parole.